Ecco, un’altra giornata è iniziata. Uguale a ieri, identica a quella sarà domani. Non ho neanche più voglia di guardarmi allo specchio e vedere riflessa la mia pallida immagine. Perché mai dovrei farlo? Non sarò mai come Francesca o Margherita. Loro sì che sono al top. E io? Io invece sono qui, a ingozzarmi di biscotti e bere la mia tazza di latte. Arriverò a scuola e dovrò varcare quell’odiosa porta. Ma non potevano metterla al fondo dell’aula?! No, all’inizio, sotto gli occhi di tutti. Già li immagino “ecco, è arrivata la scema”. Forse neanche sanno il mio nome. Io per loro sono la scema. E basta
“Marta, sei pronta? È ora di andare”. Le parole della madre la sollevano per un attimo dai suoi pensieri. Ma ecco che durante il tragitto, Marta si ritrova tra sé e sé, con la sua mancanza di autostima.
Eccoli lì, sono già quasi arrivati tutti. Belli, magri, intelligenti, simpatici. Cosa potrebbero desiderare di più? Niente. Ci sono loro, e poi ci sono io. La scema, l’imbranata, la sfigata. Lo so, lo sento. Ogni volta che varco quella porta sento un macigno sulla testa, vorrei sprofondare e sparire per sempre. E invece mi ritrovo goffa e impacciata. Spalle chiuse, occhi che fissano il pavimento e testa bassa. Nella speranza che nessuno si accorga di me.
“Marta alla lavagna, oggi tocca a te”. Questa volta è l’insegnante a sorprenderla e farla sprofondare ancora di più nel limbo dell’imbarazzo e della vergogna.
Ci risiamo. Davanti a tutti. Oggi mi uscirà la voce, o come al solito rischio la scena muta? Che ansia! Studio ore e ore, ma poi arriva questo momento e tutto viene vanificato. Sto morendo di vergogna, sento le guance rosse pulsanti. Caspita, proprio inglese. Già in italiano faccio fatica a parlare, figuriamoci in inglese. La prossima volta non mi alzo proprio. Come vorrei non sentire il mio nome. Accetto un 4, basta che non mi faccia più alzare. Basta che non pronunci più il mio nome.
Driiiiiiiin. La campanella. Non quella del cambio d’ora purtroppo: è tempo della ricreazione. Marta va in bagno, si accoccola davanti a un termosifone e si perde di nuovo nei suoi pensieri.
Come li invidio. Come fanno a divertirsi senza pensieri? Come fanno a essere così perfetti, così semplicemente al top. Così…normali. Speriamo che l’intervallo finisca in fretta. Cosa aspetta la campanella a suonare?! Ultime ore di lezione e poi?! No, giusto! La mensa. Un altro incubo… non so mai dove sedermi, né quale cibo scegliere. Ogni giorno la stessa storia. Attenta solo a non far cadere il vassoio. Che imbarazzo se dovesse mai accadere! Uff…che ansia!
Finalmente per Marta le ore a scuola sono terminate. È arrivato il momento di tornare a casa. Marta sta sola nella sua stanza. Non ha molte amicizie, per non dire zero. Marta è senza autostima, ansiosa, piena di paure e timori. Di tutto, di tutti. Si sente incapace e se lo ripete in ogni momento. Arriva la sera, ora della cena, con mamma e papà.
“È pronto, a tavola!”
Ecco inizia l’interrogatorio. Patetico e insopportabile. Ogni sera sempre la stessa storia.
“Come è andata a scuola oggi?”
“Bene”. Un vero e proprio schifo. Una me**a.
“Cosa hai fatto?”
“Niente”. Uno schifo, come al solito.
Resto della cena in silenzio. Veloce e senza comunicazione. È ora di tornare in camera.
Finalmente anche questa giornata è terminata. Il solito incubo. Sono spacciata. Non ne uscirò mai.
Marta è succube di un atteggiamento di passività e remissione, convinta di non valere nulla. Senza autostima. Una convinzione che la porta a comportarsi sempre da perdente e a vivere costantemente nella convinzione di essere sbagliata, di non andare bene, di non avere futuro.
Marta è senza via d’uscita: non è matura e serena per capire che ha ingigantito il problema e, soprattutto, che questo è risolvibile.
Anche per i suoi genitori la situazione non è facile. Intuiscono che ciò che vedono è solo la punta di un iceberg di sofferenza, sono preoccupati da quei silenzi assordanti.
A differenza di Marta, però, loro possono comprendere che tutto ciò è risolvibile.
Il supporto di un professionista in questo caso è vincente: per Marta un percorso che la porta ad avere fiducia in sé stessa, e per i genitori la chiave per essere accompagnati a capire e a gestire ogni situazione.
Anche io sono mamma di un adolescente e così, fermo restando che ogni caso è pur sempre a sé, ogni tanto scrivo un articolo sulle domande che più spesso mi vengono poste; nella speranza che possano essere di grande aiuto.
Se hai un tema da proporre, un argomento che pensi possa interessare a più persone, contattami e mandami pure il tuo suggerimento.